SERAVEZZA. Dall’albero del pane (il castagno) al frumento, dalla vite all’olivo al pesce: come si è mangiato in Versilia fin dai tempi dei primitivi. Un sintetico excursus dell’ ”Evoluzione alimentare in Toscana : Versilia, Lunigiana e Garfagnana” scritto da Boris Giannaccini per la collana “Monografie” di Pezzini Editore. Il volume sarà presentato sabato 9 marzo alle 16,30 a Palazzo Mediceo a Seravezza.

All’inizio era “l’albero del pane”. Ovvero il castagno, l’albero disceso dagli antenati terziari, ritiratosi durante le glaciazioni, presente sul territorio millenni prima dell’Impero di Roma, quando le castagne venivano consumate soltanto arrostite. Con il tempo questo frutto, che si presentava in diverse forme e varietà, ha garantito alle popolazioni nutrimento; un sostentamento di base come poi è divenuto il frumento. Ed ecco la farina di castagne, e da essa i necci, le lasagne bastarde, la pattona, il “manifregoli”. Piatti e ricette che in parte si trovano ancor oggi nelle tradizione gastronomica della Garfagnana e della Lunigiana, ma che all’epoca rappresentavano la base dell’alimentazione.

A ricostruire la storia e le caratteristiche dei cibi tipici della Versilia (con i piatti a base di pesce) e dell’entroterra è Boris Giannaccini, giornalista, scrittore, docente universitario per anni esponente della Delegazione versiliese dell’Accademia Italiana della cucina. E lo ha fatto nel volume-rivista dal titolo “Evoluzione alimentare in Toscana: Versilia, Lunigiana e Garfagnana” , secondo numero della collana “Monografie” ,lanciata la scorsa estate dalla Pezzini Editore, e che sarà presentato al pubblico sabato 9 marzo alle 16,30 nella sala Cosimo I di Palazzo Mediceo a Seravezza.

Ad affiancare Giannaccini in questo incontro e accompagnarlo in un interessante excursus gastromonico tra storia e tradizione saranno il sindaco di Seravezza Ettore Neri, il direttore del Parco Alpi Apuane Antonio Bartelletti e il professor Fabio Flego curatore di alcune collane della casa editrice viareggina.

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